La Elettrodata di Peschiera Borromeo, è l’azienda dove lo hanno assunto come magazziniere.
Appena la Fiesta è dentro, intorno a Maso scatta la protezione compatta di colleghi e superiori. Il semilibero non vuole parlare. Un po’ perché non ne ha voglia. Un po’ perché gli stessi giudici che gli hanno concesso la semilibertà hanno fatto presente che proprio il suo silenzio di questi mesi è stato decisivo nel convincerli ad accogliere la sua domanda. Il messaggio dei magistrati è chiaro: non trasformarti in un personaggio da talk show.
E Maso si adegua volentieri. Dentro, nella fabbrica assediata dai cameramen e dai cronisti, si consumano i riti di qualunque prima giornata di lavoro: un capo prende Maso in consegna, gli fa vedere il magazzino, i bagni, la mensa.
Il semilibero infila l’abito da lavoro, la vestaglia che i vecchi operai milanesi chiamavano «hawaiana».
Per i compagni di lavoro, avere Maso accanto è meno sensazionale di quel che si potrebbe immaginare. Non è la prima volta che un detenuto arriva a lavorare qui. Da tempo, all’interno di Elettrodata lavora una cooperativa che si chiama Coelet, e che si occupa di reinserimento di detenuti. Non è la prima volta, insomma, che un uomo con un passato difficile si materializza tra gli scaffali e i capannoni affollati di computer. Ma Maso è sempre Maso. E così, sommessa e quasi timida, un po’ di curiosità lo circonda anche nelle nove ore che passa in azienda. Lui non dà confidenza. Gli altri non gli fanno domande.
Scusate ma non riesco nemmeno a commentare.
Sicuramente apprezzo quest'azienda che si prodiga per il recupero dei carcerati.
MA NON TUTTI I CARCERTAI SONO UGUALI
QUESTO HA AMMAZZATO I GENITORI A COLPI DI SPRANGAAAAAAAAA
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