L’Italia non proceda alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori, e si astenga dall’utilizzare quelle già raccolte». L’ordine arriva direttamente da Strasburgo, dove ieri mattina il parlamento europeo si è riunito in seduta plenaria per bocciare le misure di emergenza nei campi nomadi italiani proposte dal governo. LE MOTIVAZIONI Per l’Europarlamento la raccolta delle impronte digitali costituirebbe «un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l’origine etnica». Ma a Palazzo Chigi l’accusa di razzismo viene respinta con forza, «qualsiasi azione del nostro governo è tesa soltanto a salvaguardare la dignità dell’infanzia, soprattutto di quelle di decine di migliaia di bambini sfruttati» commenta Andrea Ronchi, ministro per le Politiche comunitarie. LA RISOLUZIONE A chiedere provvedimenti sono stati i gruppi del centrosinistra e liberaldemocratici, che hanno presentato a Strasburgo un documento contro le misure di emergenza proposte da Roberto Maroni. La risoluzione è stata approvata con 336 voti a favore, 220 contrari e 77 astenuti. Dura la reazione del ministro dell’Interno: «Siamo indignati». Gli zingari non dovranno perciò immergere pollici nell’inchiostro, almeno fino a quando la commissione dell’Unione europea valuterà le misure del governo italiano. Ma lo stop dell’Europarlamento non è piaciuto al ministro Maroni, che annuncia: «Il governo italiano andrà avanti fino in fondo, nel pieno e totale accordo con la Commissione Europea».
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